Riteniamo che ogni essere umano abbia diritti naturali individuali inviolabili e che tali diritti non possano essere calpestati arbitrariamente da un governo in nome di un bene collettivo.

La libertà di disporre del proprio corpo, di muoversi, di intraprendere, di scambiare beni, di cooperare volontariamente, di possedere beni privati, di non essere aggrediti nella propria persona e nei propri beni, costituisce il nucleo di tali diritti naturali.

Ogni persona nasce e deve rimanere libera, può essere legata al territorio cui sente di appartenere e alle sue tradizioni, ma deve essere rispettosa della vita e dei diritti naturali di qualunque essere umano non aggredisca altri esseri umani.

Tali diritti vanno difesi e tutelati perché sono la condizione necessaria al benessere sociale.

Un individuo pertanto ha il diritto di non riconoscere alcuna legittimità a chiunque, stato, autorità o persona, usi la forza per violare i suoi diritti naturali o di qualunque altra persona o per impossessarsi senza consenso di una sua o altrui proprietà privata. Ne consegue che il contrasto proporzionato a chi esercita un uso illegittimo della forza, è legittimo.

In particolare, si dovrà vigilare costantemente affinché:

  1. la libertà di espressione non venga limitata o compromessa, essendo questa libertà il primo bersaglio di ogni regime totalitario e la precondizione di ogni ulteriore libertà,
  2. la moneta rimanga libera, non venga controllata dallo stato che non deve essere in grado arbitrariamente di inflazionarla, di tracciare ogni transazione monetaria e di congelare o bloccare l’accesso ai beni detenuti in forma monetaria;
  3. venga lasciata libertà di scelta sul come e sul se curarsi e pertanto non deve essere consentito che alcun trattamento sanitario venga reso obbligatorio,
  4. non venga impedita o limitata la circolazione di beni e servizi e la circolazione di persone che non aggrediscano altre persone o gli spazi e la proprietà di altre persone,
  5. non vengano individuate categorie privilegiate, di qualsivoglia natura e per qualsivoglia motivo, che possano vantare diritti esclusivi;
  6. non venga soppressa  o limitata la possibilità di autodifesa delle persone.

Per difendere questi diritti si dovrà contrastare l’espansione illimitata dei poteri dello stato che determinano necessariamente inefficienza e degrado economico e la graduale limitazione e contrazione delle libertà individuali.

Riteniamo infatti  che una Spesa Pubblica eccessiva sia dannosa per l’economia di un paese e per le libertà civili.

Per comprendere questa affermazione, si consideri l’ Indice di Statalizzazione definito come il rapporto tra Spesa Pubblica e PIL, tale indice può idealmente variare tra zero e 100%. Zero significherebbe assenza di stato, (società di diritto privato), 100% assenza di economia di mercato (socialismo puro). Un alto Indice di Statalizzazione (e quindi di Spesa Pubblica):

1. Deprime le possibilità di crescita, perché riduce la quota di prodotti e servizi “utili” generati da un’economia. Prodotti e servizi, infatti, possono definirsi pienamente utili solo se indirizzati dal libero mercato a soddisfare le utilità dei clienti che volontariamente li acquistano; in un’economia mista pubblica-privata, la parte pubblica avrà invece sempre una significativa percentuale di inefficienza in quanto le utilità che intende soddisfare non sono richieste volontariamente dai clienti, ma sono presunte da burocrati. La conseguenza è che la quota netta di prodotti e servizi utili che costituiscono la ricchezza di un paese, è ridotta rispetto ad una economia di puro mercato, e conseguentemente è ridotta la possibilità di crescita di tale economia.

2. Comprime le libertà individuali, perché quanto maggiore è la quota di economia pubblica, e conseguentemente la necessità di finanziarla attraverso il prelievo forzoso fiscale, tanto maggiore sarà l’attività istituzionale di regolamentazione, i limiti alla libera impresa, i controlli sulle transazioni commerciali e sui flussi finanziari, la necessità di ridurre la possibilità di difesa dei cittadini che si esplica in definitiva attraverso l’utilizzo del contante, per non vedere censurate transazioni commerciali o aggredito il risparmio senza possibilità di difesa (come avviene con i conti correnti bancari e i pagamenti bancari elettronici), e nel possesso di armi, per difendere in estrema ratio la propria vita e la propria libertà da uno stato che diventa totalitario.

Una importante considerazione autoevidente, ma sempre sottaciuta dalla politica, dai burocrati e dagli intellettuali è che la spesa pubblica ha due sole fonti di finanziamento, tasse e inflazione monetaria da un lato e debito dall’altro; tali fonti individuano chiaramente chi sono le vittime della spesa pubblica.

In primo luogo, la parte produttiva del paese, che deve nel presente finanziare il gettito fiscale e che è colpita dalla svalutazione monetaria, ovvero i tax payers: partite IVA (professionisti, commercianti, artigiani,..), imprenditori, aziende private (con i loro dipendenti), risparmiatori.

In secondo luogo, i giovani, che dovranno nel futuro ripagare il debito pubblico generato dai deficit di bilancio.

Ciò detto, è pertanto necessario limitare l’aumento della Spesa Pubblica, ovvero dell’Indice di Statalizzazione e, in definitiva, dell’oppressività dello stato, ponendo un limite all’espansione del potere esercitato dalle burocrazie statali. E’ un tema che non ha mai trovato una soluzione politica. E’ un fatto che tutte le moderne democrazie, nessuna esclusa, abbia solo visto crescere l’indice di statalizzazione in modo monotòno e costante da livelli intorno al 15%, all’attuale livello del 40% di molte democrazie europee. Noi siamo oltre il 50%. Le Costituzioni, che avrebbero dovuto limitare tale espansione dei poteri statali, non sono state in grado di farlo. 

E certamente è altamente improbabile che un partito politico tradizionale, che non sia pressato da una forza popolare che spinga in tal senso, possa mai farlo. Un partito politico tradizionale, infatti, non fa altro che competere con altri partiti per decidere le modalità del prelievo delle risorse ai cittadini (chi e in che misura deve essere tassato) e per gestire tali risorse. La gestione delle risorse è fatta in funzione dei valori fondanti alla base di quello specifico partito. Tali valori definiscono come modulare l’utilizzo delle risorse per i diversi servizi statali erogati: welfare, sanità, istruzione, giustizia, sicurezza, etc. Un partito politico tradizionale quindi non avrà mai come obiettivo quello di ridurre l’entità del prelievo delle risorse ai cittadini. E se dichiara di averlo, mente.

E’ pertanto un problema culturale e di etica sociale.

Da un lato è necessario che i cittadini siano consapevoli delle conseguenze economiche e sociali di ogni azione politica, e questo può avvenire solo attraverso una diffusa conoscenza della buona economia, che è l’economia di scuola austriaca che pone al centro l’individuo e le sue azioni (individualismo metodologico).

Dall’altro è fondamentale la diffusione di un’etica sociale che individui quando è legittimo e quando non lo è l’utilizzo della forza a livello istituzionale. Questa etica sociale non può che partire dall’affermazione dell’inalienabilità dei diritti naturali di cui sopra.

Tutte le persone libere che si riconoscono nei principi testé espressi e che vogliano adoperarsi per la loro realizzazione decidono pertanto di unire i loro sforzi aderendo a Italian Civil Liberties Union (ICLU), una associazione che pone al centro della sua azione la difesa delle libertà individuali e la conoscenza della buona economia affinché si diffondano nella società civile e possano così diventare i fondamenti di una azione politica che non consenta alle democrazie di scivolare verso il totalitarismo.

Il modo con cui l’ICLU opera è attraverso una associazione culturale. L’ICLU pertanto non è né potrà mai diventare, per statuto societario, partito politico.

L’ICLU svolgerà il ruolo di watch dog della politica, come guardiano delle libertà individuali esaminando ciascun provvedimento governativo e parlamentare, indipendentemente dall’ideologia politica che informa i diversi partiti, per evidenziarne gli effetti sulla Spesa Pubblica, sul Debito Pubblico e sulle libertà individuali e renderà disponibili a tutti tali valutazioni. Inoltre intraprenderà tutte le azioni, anche in ambito giudiziario, e si doterà di tutti gli strumenti, anche educativi e editoriali, che riterrà opportuno a tal fine.

L’ICLU in definitiva agirà per far crescere percentualmente le dimensioni dell’economia privata non collusa con lo stato e in questo modo per aumentare la crescita economica complessiva e preservare le libertà dei cittadini. Nel fare ciò non proporrà alcuna politica di gestione efficiente delle risorse pubbliche, essendo questo il compito specifico della politica.

Per visionare lo Statuto e il Regolamento dell’Associazione ICLU cliccate sul pulsante “Informazioni”.

CHIEDO DI ASSOCIARMI A ITALIAN CIVIL LIBERTIES UNION

Prendo atto che la quota associativa annuale è di 10 Euro.

Autorizzo alla raccolta del mio nome e del mio indirizzo email per la finalità prevista.